Qualunque posto io abbia abitato, lì ho nidificato.
Dopo poco le stanze
avevano il mio odore, i miei colori, erano mie come se lo fossero sempre state.
Poche erano le cose che avevano davvero importanza…il resto tutto
intercambiabile… il resto tutto biodegradabile…ma nidificavo, come un diligente
passerotto, stecchetto dopo stecchetto, personalizzavo pur sapendo che prima o
poi avrei dovuto abbandonare quel nido. Fino a che non ho comprato casa. Un nido
vero. Che non è quella dove abito, ma è quella di fianco a me, dove sta la mia
mamma, e dove un giorno andrò a stare io.
E ricordo tutti quei nidi, am più di tutti, ricordo quello in cui ho vissuto
una delle mie più grandi ed emozionanti delusioni della mia vita. Lui,
l'agognato lui che aspettavo e guardavo da lontano da anni, durante una festa,
si decise a venire verso di me.
E così, raccolto il coraggio, lei si staccò dal quel tavolino, un bel respiro
profondo...e poi ...verso di lui, incontro a lui... riuscì anche ad accennare
una riverenza, tutta protesa ad afferrare il più possibile di quel momento.
Il tempo di un soffio, e di lui solo il profumo dei giacinti, smossi al suo
passaggio mentre si allontanava...
E così, il capo leggermente reclinato,
gli occhi semichiusi, a fermare quel momento in cui almeno per un attimo era
riuscita a sfiorarlo, e poi, si girò su stessa, e con un ultimo sguardo
all'ombra che svaniva, raccolse ad uno ad uno i brividi e i sospiri e lasciò che
il destino vincesse la sua battaglia.
Rientrò, sfinita, ma con il sorriso
sulle labbra, ed il suo sogno che le ballava nel petto.
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